Un “pensiero velato” nella Cappella Sansevero: lo pronuncia Lino Musella

Tendenza degli ultimi anni è convertire luoghi architettonici che erano stati abbandonati a se stessi o spogliati dal tempo della propria originaria funzione in ambienti per la fruizione artistica, in virtù di un loro recupero o di una rivalorizzazione, aprendo a nuove possibilità per gli artisti di studiare significati della performance o dell’opera in relazione alla sua cornice. Scelta non obbligata, quella di esprimere in questi ambienti l’arte nel suo potenziale site-specific, realizzando l’intervento artistico a partire dalla simbologia evocata dallo spazio. Site-specific sono anche quegli eventi – performance, spettacoli – collocati in una cornice già potente che non avrebbe bisogno di “rivalorizzazioni”. Esserci in quelle occasioni speciali diventa per il pubblico un piccolo grande privilegio, oltretutto a ingresso gratuito, una maniera diversa di fruizione, in cui irriproducibilità dell’evento esalta del luogo architettonico la sua aura, per dirla con Walter Benjamin. Una scelta possibile, sommare al luogo una narrazione tra il documentario e l’immaginario: se il rischio, in questi casi, è sempre un po’ che lo spettacolo si traduca in una buona guida turistica dello spazio, così non è stato martedì sera, 19 novembre, nella celeberrima Cappella Sansevero del centro storico di Napoli. Il titolo dell’evento, emblematico: Il pensiero velato. Un reading accompagnato dalla musica eseguita dal vivo da Lucio Miele con la direzione musicale di Rosalba Quindici, su libretto e direzione di Rosario Diana, ispirato a episodi biografici di Raimondo di Sangro, principe di Sansevero che dà il nome al meraviglioso mausoleo della famiglia dov’è contenuta la preziosissima scultura del Cristo Velato, opera di Giuseppe Sanmartino su cui aleggia da sempre il mistero per l’incredibile trasparenza del sudario che avvolge il corpo. Le parole di Raimondo di Sangro rielaborate da Rosario Diana hanno preso a prestito la voce di Lino Musella, intrecciandosi con quelle registrate di Lorena Grigoletto, Armando Mascolo, Sonia Prota ed Enzo Salomone, che, come fantasmi della mente del protagonista, dialogano in armonia con le sue tesi esposte nella Lettera Apologetica (1750), una dissertazione epistolare che mirava a convincere del potenziale comunicativo e letterario dei “quipu”, il sistema di notazione basato sui nodi e colori in uso presso la civiltà precolombiana. Dal testo, che non smorza l’interesse filosofico del contenuto, al di là del tema principale emergono valori fondamentali e interconnessi come la libertà e la verità, legate alla scienza tanto quanto all’arte, delle quali il principe era amante e promotore.

Molto interessante la scelta di imprimere come sottofondo alla lettura una partitura sonora realizzata con percussioni e strumenti non musicali: in particolare, la manipolazione di fogli di carta stropicciata, suono di inquietudine emotiva, oltre che rumore del supporto materiale delle tesi. A livello visivo, protagonista è stato proprio Lucio Miele con la sua esecuzione sonora, mentre Musella, diversamente da altre occasioni (prima fra tutte, l’indimenticabile The Night Writer in cui legge i diari di Jan Fabre) raramente ha sollevato lo sguardo dalla pagina per trovare un contatto visivo con l’uditorio; viceversa, nell’ultima parte dello spettacolo, si riconoscono una maggiore tensione drammatica e la verve di Musella. Anche per questa ragione, si immagina molto bene come radiodramma, Il pensiero velato, a patto che l’accompagnamento sonoro retroceda un po’, a favore della parola, perché soprattutto all’inizio questa ne risulta offuscata. Il suono, non il luogo – al contrario lo spettacolo sortirebbe, appunto, l’effetto di guida turistica – si fa codice predominante, considerato che quasi fino alla fine, proprio lo spazio resta immerso nella semioscurità, rischiarato dalla fioca luce di una candela e poco altro. Grazie alle ombre suggestive proiettate dai movimenti di Miele, lo sfondo della nicchia della Cappella, in un curioso e quasi inconsapevole gioco di luce e ombra, acquista senso drammatico, una nuova simbologia sradicata dal preesistente: uno studio,  uno spazio di meditazione, di riflessione, la mente del Principe stesso. Solo verso la fine verranno illuminate e presentate anche alcune delle allegorie che abitano da secoli in questo luogo monumentale, incanto in marmo fra culto e leggenda unico al mondo.

scene contemporanee  di RENATA SAVO

23.11.2019