Buon disco d’esordio per questo trio salernitano, che opera fin dal 2015.

È scandito da nove tracce, tutte di rapida presa, contrassegnate da semplicità melodica e intensità ritmica: fresche e ricche di energia. Le loro radici affondano in vasti ascolti e poliedrici interessi musicali. Inutile qui rintracciare le varie influenze, le memorie, le suggestioni che animano questa musica. Il titolo stesso del disco allude a una concezione dell’arte in cui tutto ritorna e tutto si rinnova continuamente. Il primo brano del cd, quello che gli da il titolo, racconta benissimo, con una melodia ipnotica e reiterante, le acque dalle quali inizia il viaggio. Un viaggio che prosegue spinto da un vento d’un oriente sognato (Echi) e costeggia tanti altri arcipelaghi (Bach, il jazz mainstream, e quello scandinavo e via esplorando) Il tutto sempre sotto la stimolo di un drive d’insieme collettivo veramente notevole. Questo elemento che caratterizza tanto positivamente il disco è anche, per paradosso, il suo limite. Qua è là il lavoro del trio appare, anche nei brani più meditativi, troppo muscolare. Un difetto che non inficia per niente la validità complessiva del progetto. 

Scritto da Marco Buttafuoco
Lunedì 09 Aprile 2018

Jazz Convention